Una delle più antiche vie fiorentine scende da Fiesole ed arriva al cuore della città.
Borgo Pinti ci rivela ancora oggi la storia della città con i suoi numerosi palazzi, monasteri e chiese; edifici costruiti nei secoli, opere di grandi artisti e testimonianze della vita in città.
Fin dall’epoca romana la via collegava la collina fiesolana a Firenze e man mano che si è arricchita di case ed altri edifici è divenne un vero e proprio borgo.
Inizio il mio cammino in questa via dall’arco di San
Pierino(incrocio via Sant’Egidio).
Inizio un po’ tortuoso, ma bene presto mi è evidente la direttrice verso
Fiesole, la cui collina si intravede sul fondo della via. Come una breccia tra
i palazzi di ogni epoca lo sguardo tra i tetti arriva sin sulla collina
fiesolana.
È un alternarsi di palazzi, torrini, edifici dall’aspetto
mutevole e mai banale. In questa via si vivono storie di gloriose famiglie e opere
di artisti fiorentini. Le mura dei palazzi celano un mondo un po’ segreto,
nascosto al loro interno. Il profilo mutevole dei palazzi, il continuo
alternarsi di stili di importanti palazzi storici e case più modeste possono
distrarre il passante dal lato più affascinante e segreto di Borgo Pinti. Sono
i numerosi giardini e cortili che talvolta si intravedono da un apertura o un
cancello, ma che spesso rimangono nascosti alla strada e racchiudono storie
antiche soprattutto della Firenze rinascimentale e della Firenze ottocentesca
quando fu capitale d’Italia.
È una via ricca di storia, di personaggi che vi hanno
vissuto ed animato il borgo che fù.. Proseguendo il cammino(direzione Piazzale
Donatello) sulla destra si incortra un bel palazzo con un busto che campeggia
al di sopra di un gran portone d’ingresso. Questo è il busto di Ferdinando I
duca di Firenze. Questo bel busto è opera del Giambologna che proprio lì in
quell’edificio ebbe in uso dal duca Ferdinando
stesso il suo laboratorio fiorentino. Lì l’artista creò, oltre a quel busto in
pietra, la statua equestre di Ferdinando I di piazza Santissima Annunziata e
quella di Cosimo I de’ Medici di Piazza della Signoria.
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Dettaglio cappella di Santa Maria de' Pazzi |
Il nome Borgo Pinti sembra venir da un antico monastero, oggi dedicato a Santa Maria dei Pazzi, conosciuto
come “delle Convertite” (che accoglieva cortigiane
pentite già nel 1252). Detto poi per la sua funzione “monastero delle donne
penitenti” da qui pare prendere il nome “Pinti”.
Al numero 33 si erge un palazzo tardo rinascimentale
ristrutturato con gusto dalla famiglia Caccini nel ‘500, avvalendosi dei
maggiori artisti del periodo quali l’Ammannati al quale sarebbe attribuito il
portone d’ingresso. Nel ‘500 gli stessi
Caccini ne curarono un grandioso giardino protetto dalla facciata del palazzo
che ne lascia intravedere solo alcuni colori attraverso un portico affrescato.
Sembra che tal Matteo Caccini vi coltivò rarita botaniche tali da farlo
menzionare da importanti studi botanici.
Proseguendo il
cammino, oltrepassato l’incrocio con via Giusti, un muro nasconde altri due
giardini. Il primo fu dei Gesuiti che vi coltivarono un agrumeto(uno dei primi
in Firenze), il secondo di casa Salviati nel quale fu una famosa coltivazione
di zibibbo e varietà di gelsomino. Da qualche anno proprio in parte di quello
che fu il famoso orto dei Salviati, precisamente al numero 76, ha sede “Orti Di
Pinti” un moderno community garden (per maggiori informazioni vi rimando al
sito web: http://www.ortidipinti.it/it/). ![]() |
Il moderno Orto Di Pinti al numero 76, Community Garden dove un tempo sorgeva il famoso orto con gelsomini dei Salviati |
Giardini nascosti, al riparo dai rumori della strada e dei
movimenti della città. Piccoli paradisi gelosamente custoditi, oggi non tutti
si possono visitare e forse non tutti hanno ancora quello stesso fascino per
cui furono concepiti. Però raccontarne le storie e la bellezza lascia una piacevole
viva immaginazione di piacevoli luoghi senza tempo.
Ancora più avanti, in quello che fu il Casino Scala e
definito dal Ginori nel ‘500 “La prima residenza mezza di città e mezza di
campagna” si cela il più grande girdino entro le mura cittadine dopo il
maestoso giardino di Boboli. Fu la famiglia Della Gherardesca che ingrandi la
proprietà e si dedicò alla creazione di
un giardino stupendo che ancora oggi mantiene splendore.Apparentemente un via periferica Borgo Pinti rachiude e conserva nei suoi antichi palazzi importanti testimoniantìze e riocordi della storia di Firenze, che qui non sembra essere poi così lontana.
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